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UN'ANALISI SUL TEMA DEI TRASFERIMENTI DALLA SEZIONE SIAM DI ISTRANA

11-06-2021

Sul tema trasferimenti come SIAM avevamo già scritto e lo rifaremo nei prossimi giorni per per analizzare alcuni aspetti della Manifestazione di Interesse alla Movimentazione (MIM).

La nostra Sezione di Istrana ci propone una analisi che riteniamo sia utile pubblicare perchè fa un quadro chiaro delle problematiche connesse con i trasferimenti.

 

In questi ultimi mesi, siamo stati spettatori del triste epilogo della pianificazione sull’impiego dei nostri militari: l’onore nel vestire la divisa diventa un onere che per alcuni militari è stato troppo grande da sopportare.

La questione “trasferimenti” può apparire come un sacrificio che deve necessariamente compiersi a seguito, ad esempio, del “principio di efficienza” come è nel caso degli ufficiali, che nella stragrande maggioranza riveste il grado di Tenente Colonnello, oppure a causa delle sempre più frequenti riorganizzazioni interne di Forza Armata che coinvolge tutti i militari di ogni ordine e grado.

Si dimentica che dietro le stellette c’è una persona, un uomo o una donna, un padre o una madre, che ha dedicato la sua intera vita alla salvaguardia di quelle stesse istituzioni che, come un fulmine a ciel sereno, gli ordinano di trasferirsi anche di migliaia di km; una dislocazione, molte volte non gradita, stravolge quella che è la vita e l’armonia dell’intero nucleo familiare, nonché gli assetti lavorativi che risentono in molte occasioni dell’assenza di continuità.

 Il trasferimento d’autorità ha la qualifica di “ordine” e come tale non necessita di una specifica e argomentata motivazione; è sufficiente l’epiteto “per esigenze di servizio” oppure “incompatibilità ambientale”. Norme interne, quelle che disciplinano le attuali modalità di movimentazione, oggi anacronistiche, che vanno assolutamente riviste, utili in tempo di guerra, quando il bene supremo della nazione ha la priorità, ma del tutto illogica e priva di qualsivoglia reale principio di efficienza in tempo di pace.

Il trasferimento di un lavoratore della P.A. è disciplinato da uno scudo che è la legge 241/90 sulla trasparenza amministrava, ben lontano da un immotivato allontanamento di un militare, che analizzando le varie casistiche, non si colgono quelli che dovrebbero essere i provvedimenti o i criteri di applicazione come per esempio il principio di economicità: si pensi a un ufficiale pilota, ad un Ufficiale o Sottufficiale in ambito Tecnico per il quale l'amministrazione ha investito soldi pubblici nella sua formazione su uno specifico Sistema d’Arma, per poi trasferirlo in un altro ente che deve farsi carico di formarlo nuovamente, sempre a carico dei contribuenti: in alcune occasioni questi spostamenti arbitrari appaiono come un mero e meschino strumento di pressione a danno degli stessi militari nonché di malessere per le loro famiglie. Ed è proprio la famiglia il punto cardine della questione perché indirettamente sarà soggetta ad un disagio che la cronaca in questi anni ci ha raccontato, mostrando il lato oscuro dietro questo provvedimento.

In ambito Europeo e Internazionale, il trasferimento di un militare prevede in un clima di completa trasparenza e programmazione di lungo termine, un’attenta analisi degli aspetti lavorativi e familiari del militare e le Nazioni più virtuose, oltre ad importanti incentivi economici prevedono un trattamento di privilegio anche per la famiglia, con specifiche soluzioni a problematiche quali l’attribuzione di una nuova abitazione, le scuole di ogni ordine e grado per eventuali figli e benefit che attualmente il paese Italia prevede solo per Ufficiali Generali in alcune posizioni apicali di Forza Armata.

La legge consente al militare di poter ricorrere contro il provvedimento di trasferimento, ma deve accollarsi, in prima battuta, le spese del ricorso e, in prospettiva, il rischio di dover pagare, ove il ricorso venga rigettato. Detto a chiare lettere, un ricorso potrebbe costare diverse migliaia di euro, perché le amministrazioni militari appellano sempre le sentenze dei TAR a loro sfavorevoli.

 A tal proposito questo c.d. trasloco, ha costi ben noti, un enorme numero di ufficiali/sottufficiali/graduati dislocati dispoticamente vuol dire un enorme numero di “ex leggi 100”, nonché quelli derivanti dalle inevitabili impugnazioni avviate presso la Giustizia Amministrativa per la revoca di questi inutili provvedimenti: un gigantesco danno erariale a carico delle tasche dei contribuenti, che la politica dovrebbe assolutamente prendere in considerazione, decidendo di intervenire per porre fine a queste sperequazioni economiche e sociali.

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