Per la festa dei lavoratori diritti a metà per i militari. Il SIAM sollecita la politica.
Il 1 Maggio era la festa del Lavoro e anche noi del SIAM, come è giusto che sia, ci siamo schierati dalla parte dei lavoratori, specialmente di quelli che in quest'ultimo periodo di pandemia il lavoro lo hanno perso. Ma anche e soprattutto dalla parte dei nostri Aviatori a tutte le latitudini, poiché la festa del Lavoro è anche la festa di noi militari. Lavoratori "specifici" al servizio del paese ma pur sempre lavoratori.
E allora a questo punto è bene aprire subito una questione che sta diventando sempre più pressante e necessaria: il sindacato per i militari. Siamo l'unica componente lavorativa del pubblico impiego (circa 300 mila lavoratori con le stellette) senza un sindacato che possa garantire una giusta ed equa contrattazione delle condizioni di lavoro e che possa garantire un libero presidio in tutte le sedi di lavoro sul rispetto delle norme contrattuali e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Purtroppo ad oggi la legge è arenata presso la Commissione Difesa del Senato dove la Presidente Sen. Roberta Pinotti (ex Ministro della Difesa) ancora non ha calendarizzato la votazione del ddl arrivato dalla Camera. Non solo. Pare che il dibattito su un tema così importante per i lavoratori militari sia stato oramai annichilito dall'arrivo del Ministro della Difesa Guerini che mai ha proferito parola su questo argomento in una delle sue tante apparizioni a vertici con altri paesi, fiere delle armi e così via.
Come può uno Stato, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale del 2018, rimanere a guardare con il protrarsi di un vuoto normativo molto dannoso per il personale militare senza una rappresentanza sindacale operativa in tutte le sue molteplici sfaccettature? Questa è una domanda che il SIAM e altre sigle sindacali si pongono da tempo. Probabilmente è giunto anche il momento di porla al Capo supremo delle forze armate, il Presidente della Repubblica. E sí, poiché davanti a tali resistenze, che vedono da una parte i vertici militari che aborrono il sindacato e, dall'altra, una parte politica, probabilmente questa è l'unica strada.
Non si può parlare di lavoro se poi i lavoratori non sono degnamente e liberamente rappresentati da un proprio sindacato. Non si può parlare di democrazia all'interno delle forze armate quando manca un attore che è legittimato a contestare eventuali ingiustizie. Non si può parlare di modernità quando un Paese non regola il funzionamento dei sindacati militari riconosciuti dal Giudice Supremo delle leggi.
Il SIAM è nato proprio per questo, ovvero per garantire che certi diritti vengano rispettati e che i lavoratori militari siano degnamente rappresentati a tutti i livelli. Il primo Maggio è un giorno di festa dove tutti noi ci stringiamo l'un l'altro, senza polemiche, per celebrare il diritto al lavoro. Ma da oggi si torna a combattere perché manca ancora molta strada affinché ci sia piena applicazione dei principi sanciti dalla Corte Costituzionale.