NO AL CONTRATTO SCRITTO DA SMD E DAI COMANDI GENERALI SENZA I SINDACATI
Comunicato stampa congiunto ad altri sigle sindacali per denunciare una condotta irrispettosa dei diritti dei lavoratori per quanto concerne la discussione sul contratto di lavoro.
Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n.120/2018, che ha dichiarato illegittimo il divieto per i militari a costituirsi in organizzazioni sindacali e che ha esplicitamente indicato che, in attesa della riforma, i nascenti sindacati militari debbano avere un ruolo attivo, il Governo e le amministrazioni escludono sistematicamente questi organismi dalle procedure di negoziazione per i rinnovi contrattuali.
Riteniamo necessario definire la riforma delle relazioni sindacali del personale militare, con il passaggio dalla rappresentanza interna al sindacato ed il conseguente passaggio dalla concertazione alla contrattazione. La trattativa per il rinnovo del contratto 2019-2021 del personale del comparto Sicurezza e Difesa sta facendo emergere tutti i gravi e strutturali problemi del sistema di relazioni sindacali. L’illegittimo mancato coinvolgimento dei sindacati militari accresce oltremodo la posizione di forza delle Amministrazioni rispetto alla debolezza politica e contrattuale delle rappresentanze militari, anche nella considerazione della sussurrata ulteriore proroga del mandato dei COCER.
Riteniamo che un rinnovo contrattuale che non intervenga sui seguenti aspetti non debba essere assolutamente accettato:
1. ripristinare il meccanismo di aggancio delle principali indennità allo stipendio, in particolare per il lavoro straordinario, anche in virtù di quanto indicato all’art. 43 co. 14 della Legge n. 121/1981;
2. aggiornare le principali indennità accessorie ed in particolare quella dello straordinario, anche attraverso la riduzione del numero di servizi indennizzabili, oggi resa possibile dall’uso della tecnologia, dallo sblocco del turnover e da adeguate misure organizzative;
3. attivare con il CCNL la previdenza complementare del comparto;
4. aggiornare le indennità operative e rivedere gli istituti di missione nazionale ed estera;
5. aggiornare e/o estendere alcuni istituti già previsti per il resto del pubblico impiego come a esempio ferie solidali, i congedi per le donne vittime di violenza e per la genitorialità, le unioni civili e la parità di genere;
6. impedire che le ore di straordinario svolte dai lavoratori militari possano venire non pagate o recuperate; in questo senso occorre stabilire che le ore non retribuite in corso d’anno (per incapienza) vengano obbligatoriamente e interamente retribuite con le risorse dell’anno successivo;
7. garantire un’adeguata tutela legale, in ragione degli elevati rischi a cui è esposto il personale;
8. armonizzare, ove possibile, il lavoro a distanza, per meglio tutelare le condizioni di impiego del personale, salvaguardando la genitorialità anche nella prospettiva di un modello scolastico che prevederà un ricorso strutturale alla didattica a distanza.
Queste sono solo alcune delle indicazioni che noi avremmo voluto portare sul tavolo delle trattative e che, invece, non sembra stiano trovando cittadinanza nelle proposte dei COCER. Chiudere un contratto senza consultare i sindacati, a più di tre anni dalla sentenza n. 120, è una grave lesione dei diritti del personale militare.
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