MADRI DI DUE O PIÙ FIGLI: PER LA MELONI SONO IMPORTANTI PER LA SOCIETÀ...E PER LA DIPMA?

23-10-2023

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri del 16 ottobre scorso, ha annunciato nuove misure in tema di congedo parentale. In particolare, ha dichiarato che verrà aumentato, in modo significativo, il fondo per gli asili nido al fine di arrivare a rendere gratuita la frequenza dell'asilo nido al secondo figlio. Inoltre, ha affermato che verranno stanziate delle risorse per la decontribuzione delle madri con due o più figli.
Il Presidente ha poi sottolineato che "[...] una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società."
Il SIAM è da sempre attento e sensibile ai temi della famiglia e delle pari opportunità e, per tale motivo, non possiamo fare a meno di constatare che molte volte sono le stesse istituzioni italiane a creare ostacoli alle madri lavoratrici.
Nel nostro Paese si cerca di risolvere il problema della denatalità con bonus e contributi economici alle famiglie, senza però pensare a delle importanti e serie azioni di politica del lavoro, fiscali e del welfare a sostegno delle famiglie e delle nuove generazioni. Il problema andrebbe affrontato soprattutto costruendo un sistema integrato di politiche per favorire l'occupazione femminile, con strumenti che consentano di conciliare vita privata e lavoro per sostenere la genitorialità, che siano in grado di offrire supporto all'allevamento dei minori da parte dei genitori.
Però, se da un lato chi governa non mette al centro delle azioni politiche le donne e le famiglie, dall’altro constatiamo che i vertici dell'Aeronautica riescono a fare addirittura meno e peggio. Ne è dimostrazione la direttiva di Forza Armata che disciplina l’impiego del personale, la DIPMA UD 001 che, come segnalato già più volte, fissa norme ben più restrittive rispetto alle prescrizioni di legge in tema di ricongiungimenti familiari, con il risultato che per un genitore militare diventa più difficile crescere un figlio, figurarsi due o più!

I nostri militari, nella maggior parte dei casi, vengono impiegati in Enti distanti anche centinaia e centinaia di chilometri dalla loro città natale. Ciò significa che non possono contare sull'aiuto della famiglia d'origine, dei nonni, nella cura dei figli. Sono costretti ad affidare i loro bambini alle baby sitter, agli asili nido, alle ludoteche, ecc., spendendo ingenti somme di denaro, quando basterebbe la predisposizione di strutture educative all'interno dei Reparti per abbattere i costi a carico delle famiglie e far vivere più serenamente il distacco dai figli durante le ore lavorative.
I piccoli che frequentano gli asili nido sono, poi, più soggetti ad ammalarsi frequentemente, per cui 5 giorni annuali retribuiti di "licenza per malattia figlio" certo non bastano per consentire ai genitori di prendersene cura.
Se poi la coppia genitoriale è composta da due militari subentrano pure altre difficoltà. Si pensi, per esempio, che se uno dei due genitori militari viene mandato in missione, l'altro genitore può legittimamente essere impiegato in servizi anche H24 o addirittura in altra missione se il loro bambino ha compiuto 3 anni. In pratica, secondo la legge, un bambino di 4 anni è grande abbastanza da poter stare lontano da entrambe i suoi genitori per un giorno intero o anche per più mesi! Alla prova dei fatti, sembrerebbe emergere una sorta di disinteresse della legge e dei Vertici militari verso i minori ed il nucleo familiare, che appare ancora più evidente nelle azioni messe in atto dalla Direzione di Impiego del Personale Militare dell’ A.M. in materia di ricongiungimento familiare. Evidenziamo, in particolare, che le nostre colleghe e i colleghi si vedono spesso negato il riavvicinamento per ricongiungersi al figlio minore di tre anni.
La conseguenza, specialmente per le donne militari, è quella di trovarsi di fronte alla drammatica necessità di dover scegliere tra il congedarsi per metter su famiglia o continuare a lavorare rinunciando ad avere figli.

Per questi motivi il SIAM ha scritto al Ministro per la famiglia, natalità e pari opportunità ed ai Presidenti delle Commissioni competenti di Camera e Senato, per evidenziare questo stato di cose e sollecitare un loro intervento in materia, che possa consentire anche al personale militare di poter conciliare al meglio l’attività lavorativa con la famiglia.
Il SIAM continua con determinazione l’attività sindacale in difesa dell'unità famigliare dei militari offrendo supporto, anche legale, ad ogni collega dell'A.M. che ne avesse necessità.

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