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Dalla Rappresentanza ai Sindacati Militari: Cosa è cambiato e cosa cambierà.

16-10-2023

Lo scorso 25 settembre, presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno, si è svolto il Convegno Sindacale organizzato dal S.I.A.M.O. Esercito con il Patrocinio della Provincia di Livorno, avente per argomento "DALLA RAPPRESENTANZA MILITARE AI SINDACATI: Evoluzione della tutela professionale nel Comparto Difesa e Sicurezza”.

Hanno partecipato al Convegno diversi sindacati militari di tutte le Forze Armate, tra cui il S.I.A.M. rappresentato da Marco Viscovich Presidente del Comitato Direttivo Nazionale e Pasquale D'Antuono, Segretario della Sezione di Aviano. Presenti anche sindacati della Polizia di Stato ed alcune autorità politiche locali.

Con una breve introduzione si è ripercorso l’excursus storico che ha portato all’evoluzione sindacale nel mondo militare, partendo dalla Legge n. 382/1978 che ha dato vita agli organi di rappresentanza fino al pronunciamento della Corte Costituzionale avvenuto solo qualche anno fa (sentenza n. 120/2018), a cui è seguita la Legge 28 aprile 2022, n. 46 che ha delineato, in ultimo, la cornice giuridica nell’ambito della quale è possibile istituire Associazioni Professionali a Carattere Sindacale tra i Militari.

Il dibattito è proseguito suI ruolo dei sindacati militari come strumento per migliorare la qualità del servizio e per questo anche valido supporto all’Amministrazione, intervenendo in modo concreto nel miglioramento della vita professionale del personale.
Attraverso la ricerca di coesione e unità d’intenti tra sigle che perseguono politiche sindacali coerenti, si potrà fornire al personale un migliore strumento di tutela dei diritti.

Si è sottolineata la reale differenza tra rappresentanze e sindacati militari con le prime che agiscono internamente all’Amministrazione, in organismi collegiali, e avendo come riferimento comunque i Com.ti di Vertice; il sindacato invece è un’associazione giuridica che gode di una sua autonomia patrimoniale e soprattutto matura le proprie idee e svolge l’attività che le è propria in un contesto completamente esterno. Con i sindacati il mondo militare ha raggiunto l’obiettivo di avere delle organizzazioni libere, democratiche e indipendenti.
Un passo in avanti gigantesco in confronto alla gerarchia ben definita delle rappresentanze che andava invece a comprimere la reale tutela dei diritti.
Anche riguardo le pari opportunità la rappresentanza militare per il personale femminile, ad oggi, si è dimostrata un insuccesso. Un cambiamento che si avverte con l'affermazione dei sindacati è la partecipazione del personale femminile all’interno della struttura organizzativa degli stessi. Un aspetto essenziale per proporre in sede contrattuale le disposizioni necessarie a garantire un’adeguata regolamentazione per il personale femminile, sia in materia di tutela delle pari opportunità che in materia di tutela e sostegno della maternità.

Si è poi analizzata l’attuale situazione dei militari e i disagi sofferti, considerando la specificità dello status. In particolare, mentre lo stress nei contesti civili è sostanzialmente commisurato al livello di responsabilità; lo stesso non avviene nelle Forze Armate perché anche nei livelli più bassi della scala gerarchica lo stress può essere molto alto. Ma per comprendere quanto la specificità dello status militare possa condizionare la vita sia professionale che personale del soggetto, bisogna evidenziare alcuni elementi specifici di tale professionalità, tra cui, ad esempio, le sanzioni disciplinari soprattutto nel momento in cui si rileva l’assenza di terzietà del soggetto che irroga la sanzione e l’assenza di tipizzazione delle violazioni che danno luogo alle stesse. Sulla testa di ogni militare pende quindi costantemente una “spada di Damocle” che consiste in questa sconfinata discrezionalità dell’Amministrazione, in cui rientra anche la non-obbligatorietà di intraprendere un’azione disciplinare, per cui per uno stesso comportamento si può essere legittimamente puniti o legittimamente perdonati.
Le sanzioni costituiscono il presupposto per l’abbassamento delle note caratteristiche, a dimostrazione del fatto che se questo strumento non viene utilizzato con effettivo senso di responsabilità, ciò può comportare ingenti danni alla vita del militare. Paradossalmente, relativamente alle sanzioni disciplinari “di stato”, un appartenente alle Forze Armate può anche essere sottoposto alla perdita del grado per rimozione, senza aver commesso alcun reato. Un ordinamento così strutturato può costituire, se non si agisce con responsabilità, terreno fertile per gravi ed insostenibili ingiustizie. Tra le conseguenze più palpabili, rimanendo nell’ambito della sfera etico-morale, vi è senz’altro l’emarginazione sofferta in caso di difficoltà, la quale porta spesso ad un sentimento di solitudine. A tal riguardo, uno dei compiti fondamentali dei Sindacati in Forza Armata è proprio quello di combattere la solitudine che prova il collega nel momento in cui si trova ad affrontare un problema senza poter contare su alcun supporto. Da qui emerge un’altra differenza sostanziale tra le associazioni sindacali e le rappresentanze che risiede nel fatto che queste ultime non sono mai riuscite a tutelare il singolo, mentre i sindacati hanno a cuore anche la tutela degli interessi e dei diritti di ogni iscritto. In sostanza, la persona è al centro del progetto sindacale.

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